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    La risorsa sedimenti

    L’importanza della risorsa sedimenti per la difesa della costa dall’erosione e dagli effetti del cambiamento climatico ha assunto negli ultimi anni un valore strategico in particolar modo per quel che riguarda il Mediterraneo.

    Nel Nord Europa e negli USA il problema erosivo è stato affrontato con ingenti interventi di ripascimento e tecniche naturalistiche (nature-based solutions) basate sull’uso massiccio di sedimenti, con interventi in alcuni casi dell’ordine di decine di milioni di m3 di sabbia messi in opera.

    Nel Mare Mediterraneo, caratterizzato da una ridotta piattaforma continentale e da un elevatissimo sviluppo costiero, le difficoltà di rintracciare e gestire considerevoli risorse sedimentarie hanno comportato un significativo ritardo nelle politiche di adattamento costiero a medio e lungo termine.

    L’attenzione si è quindi rivolta alla identificazione di più tipologie di risorse di sedimenti disponibili per il ripascimento delle spiagge sulla  base della loro natura e collocazione e la cui mobilitazione spesso si concilia con buone ed utili pratiche nella gestione del territorio costiero (dragaggio degli avamporti, sghiaiamento degli invasi artificiali, ecc.).

    Le risorse di sedimenti prese in considerazione dalle Linee Guida per una loro stima e valutazione, sono  raggruppate in 4 principali categorie:

    • Depositi sedimentari marini relitti (depositi di origine geologica sulla piattaforma continentale)
    • Depositi Litoranei (barre alle imboccature dei porti  o di foci armate, depositi emersi a ridosso di opere aggettanti, barre sommerse  alle foci fluviali o bocche lagunari, barre litoranee)
    • Depositi nell’entroterra (aree di scavo, cave, ecc.)
    • Depositi negli invasi artificiali e nel reticolo idrografico.

    L’attuale situazione di utilizzazione di tali risorse di  sedimenti per il ripascimento dei litorali in Italia, riguarda un quantitativo complessivo di circa 2,49 Mm3/anno, pressoché  equamente diviso tra risorse da depositi marini (DSMR) e depositi litoranei, con un piccolo contributo anche dalle risorse costituite dagli scavi nell’entroterra mentre non si registrano significativi contributi dalla risorsa costituita dai depositi accumulati negli invasi  artificiali.

    In effetti le numerose difficoltà incontrate nelle operazioni di  svaso, sghiaiamento o sfangamento dei depositi di sedimenti accumulatisi nei bacini artificiali, hanno comportato  una sostanziale  disattesa dei programmi di gestione richiesti dall’art. 114 del D.Lgs. 152/2006 ed una scarsa  rimobilitazione di questi accumuli, mentre risulta  quanto mai importante favorire questo tipo alimentazione dei litorali.

    D’altronde le caratteristiche geologiche dei  fondali marini della piattaforma continentale del Mediterraneo e la sua stessa ridotta estensione (rispetto ad esempio a quella del Mare del Nord),  rendono anche questo tipo di risorsa relativamente scarsa e pregiata per la sua natura non rinnovabile.

    In generale la gestione di tutte le  risorse di sedimenti  comporta comunque l’esigenza di specifiche politiche di tutela, finalizzate all’individuazione e caratterizzazione dei  depositi e ad una  corretta e sostenibile gestione degli stessi, così come prospettato nell’ambito della “Carta di Bologna 2012”. 

    Con l’obiettivo di fornire una prima serie di elementi per l’impostazione di  una politica di gestione sostenibile delle risorse sedimentarie, nell’Allegato 3 delle Linee Guida si cerca  di dare, per ciascuna delle 4 categorie di risorse sedimentarie,  un quadro delle caratteristiche fisiche e naturali dei diversi depositi, delle problematiche ambientali per un loro uso sostenibile ed una valutazione delle loro potenzialità estrattive rispetto a quelle che sono le prefigurabili esigenze per il  ripascimento manutentivo dei litorali italiani.

    TABELLA – Dragaggi di depositi di sedimenti relitti effettuati in Italia dal 1997 al 2016